Tra tutte le tecnologie più utilizzate oggigiorno, sicuramente, la ricarica rapida della batteria dello smartphone è quella che ha creato più confusione in quanto, purtroppo, pochissimi sanno come effettivamente funziona.

Infatti sono ancora tantissimi i dubbi su questo argomento, soprattutto anche per ciò che riguarda la ricarica rapida tramite Power bank, ma anche generati per lo più da informazioni non sempre corrette che, di conseguenza, fanno sorgere delle domande a cui in questo articolo cercheremo di rispondere.

Che cos’è la ricarica rapida

Per riuscire ad ottenere, in pochissimo tempo, qualche ora di carica in più per la batteria del proprio dispositivo mobile, sicuramente, la ricarica rapida è la migliore soluzione di cui attualmente si può disporre.

Benché potrebbe sembrare una magia in realtà non lo è affatto, in quanto per riuscire a caricare il più velocemente possibile la batteria scarica, la batteria dello smartphone, durante i primissimi minuti (ovvero nella prima fase), assimila nel minor tempo possibile il massimo dell’energia e in questo modo il voltaggio della cella viene portato a regime.

Tra l’altro, in questa fase, la batteria non rischia di danneggiarsi (usurarsi più velocemente), perché è più deleteria la seconda fase della carica (quella a tensione costante), dove la batteria tende a scaldarsi. Quindi, è errato affermare che le celle vengono danneggiate durante la ricarica rapida.

Bisogna però tenere a mente che utilizzare la ricarica rapida comporta comunque uno stress per la batteria, per questo motivo è fondamentale dosare bene e soprattutto correttamente la corrente in ingresso, in quanto utilizzando un processore adeguato si limiterà, molto sensibilmente, il surriscaldamento.

Infatti, una volta che la batteria ha ricevuto una certa percentuale di carica il processore, che si occupa di gestire questa operazione, non si limita solo a bloccare la corrente ma inizia anche a misurare la tensione in modo tale che la batteria possa completare la sua carica senza particolari problematiche.

Evoluzione del Quick Charge

Tra tutti i sistemi di ricarica rapida, senza ombra di dubbio, il più diffuso in assoluto è il Quick Charge sviluppato dalla Qualcomm, la quale all’inizio era partita con la versione 1.0 che consentiva di ricaricare a 5V e 2ampere, per essere più specifici complessivamente si arrivava a 10 watt.

Nel corso degli anni ci sono stati svariati aggiornamenti che hanno portato al Quick Charge 2.0, dove per riuscire a raggiungere in totale 18 watt sono stati utilizzati dei profili di tensione diversi, i quali consentivano di ricaricare a 5V, 9V e 12V e un massimo di 3 ampere.

Successivamente è arrivata anche la versione 3.0 portando una piccola novità, infatti in questo caso i profili utilizzati non erano più fissi ma andavano a salire progressivamente a piccoli step, ovvero si partiva da un minimo di 3,6V per arrivare a un massimo di 20V, mentre l’amperaggio andava da 2,5 a 4 ampere, erogando comunque sempre una potenza che non superava i 18 watt.

Infine la Qualcomm ha lanciato il Quick Charge 4.0, sostanzialmente possiamo definite come nient’altro che una revisione del 3.0, l’unica vera differenza tra le due versioni consiste nel fatto che la più recente è stata resa compatibile con l’USB Power Delivery.

Quindi, grazie a questa evoluzione, tutti i dispositivi che sono in possesso di questa funzionalità si possono tranquillamente ricaricare utilizzando un caricatore USB PD oppure un caricatore con tecnologia Quick Charge.

Quando utilizzare la ricarica rapida

Per essere certi che la ricarica rapida funzioni efficacemente, è opportuno utilizzarla nel momento in cui la batteria del proprio dispositivo è quasi a zero, perché come abbiamo visto poco sopra la cella è in grado di accumulare (o se si preferisce ricevere) molta energia solo nella prima fase.

Questo è possibile farlo anche con un buon Power bank in grado di erogare la giusta potenza. Ovviamente, è anche importante utilizzare sempre un cavo adeguato, ovvero che possieda una sezione idonea a supportare il trasporto della corrente, evitando di usarne uno troppo piccolo che non solo si surriscalderebbe causando dei problemi, ma potrebbe anche avere una resistenza troppo eccessiva e perdere in efficienza.

Bisogna comunque dire che il rischio di incidenti, fortunatamente, è ridotta praticamente a zero dal sistema di sicurezza dei dispositivi che, durante la ricarica, è in grado di richiedere una riduzione dei watt qualora venisse rilevato l’utilizzo di un tipo di cavo inadeguato, che potrebbe portare il verificarsi di un calo di corrente oppure di tensione.

Tecnicamente il caricatore dovrebbe obbedire immediatamente a questo ordine, anche se purtroppo molto spesso si tende a utilizzare dei modelli di scarsissima qualità, quindi in questo caso il sistema di sicurezza potrebbe anche non funzionare a dovere.

Comunque, i sistemi di ricarica rapida sviluppati dalla Qualcomm, dal Consorzio USB e tutti gli altri produttori possiedono sia una corrente moderata sia un alto voltaggio, in questo modo non solo si riesce a garantire una certa efficienza ma, soprattutto, si forniscono le stesse prestazioni di ricarica e si evitano pericolosi incidenti utilizzando quasi tutti i cavi, non originali compresi.

In conclusione

Caricare lo smartphone con la ricarica rapida, non danneggia il dispositivo a patto che si utilizzino caricatori e Power Bank con tecnologia Quick Charge o USB PD.

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